Alpi Apuane e cave di marmo

Alpi Apuane e cave di marmo

4 aprile, 2014

E’ in corso da un po’ un dibattito abbastanza acceso sull’impatto delle cave di marmo nelle Alpi Apuane. Confesso che recentemente non l’ho seguito, soprattutto nella parte di normativa e reale consistenza dei regolamenti e vincoli. Quindi, come sarò solito fare in questo sito, vado a pelle.
Vado in Apuane da quasi 40 anni; le vedo dalla costa di Bocca di Magra da quasi 50. Sono cambiate parecchio, per vari motivi. Uno dei più evidenti sono le cave. Sono cambiate anche loro, in 40 anni.
Prima non le avevo mai viste, per ragioni anagrafiche. Ma ci se ne può fare un’idea dalle molte mostre che ci sono sul territorio e dai tanti libri e guide che sono stati scritti. Meglio ancora se si ascolta qualcuno che nelle cave ha lavorato, come erano una volta, e ha voglia di raccontare la vita; non tanto gli eventi drammatici, dei cui racconti i libri e le cronache sono pieni.
Bene, per non farla lunga. Un signore ultra ottantenne, ma in gran forma, quando era giovane uomo andava a piedi, andata inizio settimana, ritorno fine, con ogni tempo, da Vinca alle cave del bacino di Colonnata. Perchè? Perchè lì si lavorava anche d’inverno. Cavatore ? Anche. Nel fine settimana tornava a casa e subito dava aiuto al padre portando le pecore sulle pendici del Pizzo d’Uccello e poi subito ripartiva; tanti racconti, anche di quando le pecore lo riportavano giù quando scendeva la nebbia così fitta da non vedere niente.

La classica immagine delle Alpi Apuane, da Bocca di Magra

Un’altra classica immagine, questa volta delle cave, con la montagna tagliata a fette

E non poteva fare solo il pastore ? Già a quei tempi la vita stava cambiando; l’economia non era più chiusa e ci volevano i soldi. La pastorizia Apuana non ne dava abbastanza. E neanche l’agricoltura.
Morale: le cave davano lavoro e risorse. Allora tutto bene? E qui c’è qualcosa che non vi posso comunicare fino in fondo. Dovreste esserci stati. Le Apuane sono piene di piccole cave di una volta, utilizzate e poi abbandonate. Magari in cima ad una via di lizza di dimensioni tali che la cava in sè quasi spariva. Quindi, tanto lavoro e poco materiale portato via. Le vie di lizza rimaste sono molto più appariscenti rispetto alle cave che servivano. Le ragioni di questo ? Tantissime, che io non vi so probabilmente spiegare bene fino in fondo, ma che trovate analizzate in quanto è stato pubblicato; una combinazione di motivi tecnici, economici, sociali, di mercato. E poi, agricoltura, cave e pastorizia, tutte di piccole dimensioni, convivevano. Adesso non più.

Terrazzamenti per vecchie colture, nella valle di Resceto e, sullo sfondo, una vecchia via di lizza

I Capannelli di Sagro, uno dei tanti antichi insediamenti pastorali sparsi sulle Apuane

Comunque una cosa è certa: adesso quel tipo di sistema non è più applicabile. Sarebbe come l’aratro tirato dall’asino. Bisogna scavare tanto, rispetto alle opere accessorie; ridurre i costi, specialmente di manodopera, fare economie di scala. Quindi aprire grossi fronti e utilizzare il più possibile, anche grazie alle tecniche che permettono di affettare le montagne; quindi tirare fuori molti blocchi intatti. I blocchi non scendono più scivolando sulle lizze ma sui camion. E, per questo, ci vogliono anche le piste in cui i camion passino, che vengono costruite a tornanti lungo i fianchi dei monti.
Il risultato però è quello che vediamo: montagne tagliate a fette e colossali discariche di detriti; che sono probabilmente meno, in termini relativi, rispetto ai vecchi sistemi, ma tanti, dati le dimensioni delle attuali cave. E poi polveri in quantità enorme, uno dei fattori inquinanti più importanti delle cave di marmo.
Il dibattito attuale è quello di sempre. Cos’è più importante ? L’ambiente, spesso ridotto a semplice “paesaggio” da una parte; o le attività economiche, dall’altra. Per di più, in un periodo in cui l’economia è, come si suol dire, alla “canna del gas” e quello che ormai sembrava diventato impossibile può tornare possibile. Rischio di regresso.
Chi dice che le cave ci sono sempre state dice una verità parziale. Vero, ma non le cave di adesso. A parte i volumi estratti, ci sono cose che hanno un impatto permanente, come le enormi discariche di detriti create buttando i detriti stessi giù per i pendii con i bulldozer. Forse sarebbe meglio escogitare sistemi diversi, anche a scapito della redditività.

Ancora un’immagine impressionante di un bacino di cava

Una colossale discarica di detriti, tra le cose a maggiore impatto ambientale

Il bilancio economico tra i soldi generati dalle cave e quelli dell’attività agricola, pastorale o escursionistica ?   In termini monetari correnti (di flusso immediato), credo che non ci sia storia. Ma al solito, il paragone tra quanto guadagno oggi e quanto potrei guadagnare (o perdere) domani è sempre molto problematico.
Certamente il marmo si ricreerà (tutta la materia si ricicla), nelle ere geologiche, ma certo la specie umana attuale non vedrà il nuovo marmo. Quindi possiamo consideralo risorsa non rinnovabile. Quindi anche le Apuane che, tra l’altro, non sono solo marmo.
Poi, chi sono i beneficiari ? E qui la cosa è più complessa ma anche più interessante. Ci sono domande a cui non ho risposta. Quanto impattano le Apuane sull’indotto turistico, sia quello escursionistico che quello indotto dalle cave? Quanto, e in che senso (positivo o negativo), i cambiamenti e la distruzione operata dalle cave ? Quanti occupati ci sono realmente nelle cave e chi sono ? A vederli alla guida, molti degli attuali conduttori di camion non sembrano certo i locali. E nell’indotto ?
Chi sono gli acquirenti del marmo ? Per quanto da punto di vista economico sia poco rilevante, non è che stiamo smontando le Apuane per rimontare palazzi nella penisola arabica o in qualche altro posto di nuovi (o vecchi) ricchi?
Infine. Guardate bene nei territori dei parchi, non specificamente e non solo in quello delle Apuane. E’ normale che le scritte tipo “parco corrotto” o “ladri” siano così comuni ? Guardate che, per un parco, questo non dovrebbe proprio esistere. E non è tutta propaganda degli anti-ambientalisti; spesso quelle scritte vengono proprio, convintamente, dal cuore dei locali.
Non è che gli amministratori abbiano dato il loro bel contributo a creare un’avversione da parte delle popolazioni ? Che dietro il paravento del parco si siano occupati quanto meno di cose belle, di soddisfazione per loro, che danno visibilità, ma non molto coerenti con il compito che avevano ? Che abbiano approfittato, creando altre struttura burocratiche ed occupandosi di tante cose mettendo la gestione pulita e limpida del territorio un po’ in secondo piano ? E che adesso per restare a galla diano un colpetto al cerchio e uno alla botte ?

 Certo che le Apuane sono da conservare, e così non si conservano. Ma ci sono poche speranze, se ognuno non fa la propria parte. C’è qualche segno. Se andate per le Apuane vedete che nella cave trovate indicazioni delle vie per riprendere i sentieri che sarebbero stati spazzati via. Una cosa piccolissima, ma dice che un accordo tra cavatori e qualche ente di controllo o di gestione c’è stato, se no questi sentieri, state certi, sarebbero stati spazzati via e basta. Accordo costruito però attorno ad un limite. E qui forse sta il punto: trovare i limiti, e poi lì dentro bisogna stare. In questo modo si può anche immaginare cosa fare quando il marmo finirà e prepararsi; tanto, prima o poi, finirà, quindi il problema si porrà comunque. Ma stabilire ora un limite, forse diverso da quello di adesso, può anche consentire che, finito il marmo, rimanga comunque qualcos’altro; e che, nel frattempo, ci sia un situazione più equilibrata tra attività diverse.

Protezione lungo un scalinata di marmo ricavata in una parete di cava, per non interrompere il tracciato di un sentiero

Indicazioni per superare una cava attraversata da quello che era un sentiero

Senza bisogno di fare falsa informazione sul paesaggio delle Apuane. Un’amica con cui ho fatto un giro in una delle zone a maggiore impatto visivo della cave, non particolarmente informata nè particolarmente attenta ai problemi ambientali, ha detto, spontaneamente, che le veniva da piangere. Forse la sua sensibilità le faceva vedere un gigante immobile e senza scampo, consumato da piccoli esseri sazi ma implacabili.

Alpi Apuane e Cave di marmo. Filippo D’Antuono. piudimille.com. Tutti i diritti riservati.