I luoghi delle valli interne del Levante ligure
(valli Fontanabuona, Graveglia, Petronio, Vara)
I luoghi delle valli interne del Levante ligure: una panoramica
Introduzione
In questa sezione trovate una introduzione sui monti che si affacciano alle valli interne della Liguria di Levante. In verità, non tutti: porre limiti a quello che confini non ha è sempre difficile, soprattutto in questa zona, un po’ complicata.
Cominciamo con i monti sul crinale principale, della valle Fontanabuona, poi col Ramaceto. Saltiamo invece l’alta valle Sturla, col gruppo dell’Aiona: come logica, poteva stare qui ma, abitualmente, è considerato più come un continuo con le montagne della val d’Aveto, per cui lo vediamo da un’altra parte. Riprendiamo poi il crinale con il monte Zatta, in alta val Graveglia, dove arriviamo al confine con la val di Vara. Intanto, però, vediamo anche le montagne di confine tra le valli Graveglia, Vara e Petronio. Proseguiamo poi lungo il crinale principale, con i monti Zuccone e Gottero, per finire con alcune montagne lungo il versante nord della media valle di Vara.
Sono luoghi molto diversi tra loro, alcuni molto frequentati, altri meno, con una grande varietà degli itinerari possibili: dalle vie classiche, anche brevi e frequentate, a sentieri quasi dimenticati. Con il consueto contorno di una miriade di piccoli centri ormai quasi abbandonati, che conservano il fascino del tempo.
Valli interne del Levante Ligure: in valle Fontanabuona
La valle Fontanabuona, o del torrente Lavagna, corre quasi parallela al mare, tra il passo della Scoffera e l’estuario dell’Entella, che sfocia in mare tra Chiavari e Lavagna. Alla sua testata ci sono in monti Croce dei Fo’ e Bado; il versante meridionale della valle non è altro che il crinale costiero. Ho già parlato di questi posti nella parte riguardante la costa di Levante, a riprova di quanto sia difficile porre confini.
Qui però iniziamo a vedere la valle Fontanabuona dalla sua parte centrale, dove confina già con la valle d’Aveto, proprio nel tratto in cui anche il torrente Aveto scorre con andamento ovest-est. Proprio qui vediamo bene la caratteristica di queste montagne, con versanti meridionali impervi, che si alzano con grandi dislivelli dal fondovalle, ed accessi più comodi invece dai versanti nord.
Il monte Caucaso
Il monte Caucaso si alza dal crinale principale proprio al centro della valle. Dalla parte opposta c’è il monte Manico del Lume. Il Caucaso è un monte, se vogliamo, poco appariscente, ma molto interessante. Normalmente la gente sale dal villaggio di Barbagelata o dal passo stradale della Scoglina, con percorsi relativamente brevi e facili. Ma, se voleste cimentarvi nella salita dai versanti sud, spogli ed impervi, magari partendo dal fondovalle di Cicagna, certamente potreste divertirvi. Le possibilità non mancano, anche per sentieri davvero poco frequentati.
Il gruppo di monte Pagliaro
Oltre il passo della Scoglina la quota del crinale si abbassa; i versanti meridionali, nelle due valli che convergono a Favale di Malvaro, però, sono ancora più impervi e solitari, con un paio di vie di salita, pochissimo frequentate. L’accesso dal versante nord, della val d’Aveto, dai borghi di Sbarbari o Priosa, è in teoria più facile, ma usato da quasi nessuno. Come risultato, il crinale di monte Pagliaro è aspro e solitario. Oltre monte Pagliaro, il crinale fa un giro verso sud, per arrivare al monte Ramaceto.
Il monte Ramaceto
Il Ramaceto è un monte magnifico. La sua parte sommitale fa parte, per un breve tratto, del crinale principale. Da questa, partono due lunghi crinali che abbracciano la valle Cichero, in una lunga ellisse, la cui forma è inconfondibile. I versanti interni di questa valle sono fatti da strati di arenaria ripidi e spogli, che contrastano con i boschi del versante nord. Anche per il Ramaceto, l’accesso da nord, partendo dal villaggio di Ventarola, è facile e abbastanza veloce e, dalla cima, la vista è di nuovo straordinaria.
Il monte Zatta
Oltre il monte Ramaceto, abbandoniamo per un tratto il crinale principale. Lo ritroviamo al passo del Bocco, dove si alza nella dorsale boscosa di monte Zatta. Ma… attenzione: dorsale boscosa è una definizione che va bene per il versante settentrionale del monte. Quello sud, che racchiude l’alta valle Graveglia, è invece “gemello” del monte Ramaceto: una valle racchiusa da due crinali di arenaria stratificata, spoglio e con tratti quasi verticali; davvero spettacolare. Quindi, se arrivaste alla cima da nord, tra i boschi, avreste la sorpresa improvvisa di questo crinale. Se saliste invece da sud, sarà una immersione completa di cui non vi stancherete certamente. Lo Zatta ha poi anche sentieri più “segreti”, con altre sorprese.
Il suo crinale est si prolunga nel monte Chiappozzo, di rocce calcaree, alle cui falde i piani di Chiappozzo sono uno dei pochi piani carsici dell’Appennino settentrionale.
Dal monte Zatta vedete già le masse di rocce vulcaniche dei monti che delimitano la testata della valle di Vara.
Tra val di Vara e valle Graveglia: i monti Verruga e Porcile
Entriamo adesso negli ambienti spettacolari ed un po’ inquietanti delle rocce vulcaniche che, raggiungono, in questa zona, le maggiori altezze nei monti Verruga e Porcile. La dorsale che comprende questi monti va dal valico di Colle Valletti al passo del Bocco di Bargone. La vista aperta, il mare di Sestri, quasi sotto al monte Porcile, la vegetazione singolare, le rocce aspre e di vari colori, fanno di queste montagne qualcosa di diverso.
La dorsale dei monti Verruga e Porcile, è accessibile con alcuni sentieri segnalati, dalle estremità; la salita dalle valli laterali è un po’ un escursionismo di scoperta, per i sentieri poco noti ed anche per i piccoli centri che si trovano sia nell’alta valle di Vara che in val Graveglia.
Tra valle Graveglia e valle Petronio
La valle Petronio, che termina a Riva Trigoso, è l’ultima valle di un certo sviluppo del Levante, prima dei bacini più brevi compresi tra il crinale costiero ed il mare, tra Moneglia e le Cinque Terre. A nord, confina con la valle Graveglia; alla sua testata est, con la valle di Vara e a sud, col crinale costiero, qui poco definito.
I monti Tregin e Roccagrande
I monti Tregin e Roccagrande sono due masse di roccia vulcanica su una dorsale che si stacca dal crinale tra la val Graveglia e la val Petronio. Il Tregin è inconfondibile, visto dalla costa, per la sua parete sud. La zona attorno ai due monti continua quella dei monti Verruga e Porcile, con aspetti ancora più aspri e particolari.
Castiglione Chiavarese e il mare di Sestri Levante, salendo verso l’Alpe di Maissana
Il monte Tregin, da una via di Bargone
La vista del mare e monte Moneglia, dal monte Tregin
L’Alpe di Maissana
L’Alpe di Maissana è invece l’ultimo monte di rilevo sulla dorsale che parte dal passo del Bocco di Bargone, tra la valle Petronio e la valle di Vara. E’ un monte particolare, con viste spettacolari del mare, dell’Appennino e dei monti vulcanici attorno. Sull’Alpe di Maissana però camminiamo su rocce diverse: rocce vulcaniche, calcari, diaspri, di cui possiamo proprio sperimentare la diversa consistenza.
La valle di Vara
Ad ovest del monte Zatta, il crinale principale assume un aspetto più arrotondato e boscoso, tipico di questa zona di Appennino. Prosegue in questo modo fino alla Foce dei Tre Confini, oltre il monte Gottero, che rappresenta il limite dell’alta valle di Vara. Poco oltre la Foce Tre Confini, il crinale principale continua, separando l’alta Lunigiana, in Toscana, dalla valle del Taro, in Emilia. Noi quindi lo abbandoniamo, per seguire invece il crinale che divide la Lunigiana toscana dalla media valle di Vara.
Il centro principale dell’alta valle di Vara è Varese ligure, borgo storico suggestivo. La valle è però piena di piccoli centri ormai quasi abbandonati, che potrete incontrare nei vostri avvicinamenti.
Il borgo di Caranza, con lo sfondo del monte Gottero
Il gruppo dei monti Zuccone e Gottero e il passo di Cento Croci
Oltre il passo del Bocco, e il rilievo del monte Zatta, il crinale principale si abbassa un po’ di quota, per ricominciare poi a salire ai pascoli aperti e panoramici di monte Ventarola e poi, ancora, a monte Zuccone, che è invece coperto da boschi. Ancora più ad est, segue la grande zona di pascoli tra il passo di Cento Croci ed il passo della Cappelletta, occupata ormai anche da numerosi generatori eolici, che hanno seguito quelli “storici” di passo della Cappelletta.
Il passo della Cappelletta è anche la “porta” della via più seguita per salire al monte Gottero. Il Gottero è un monte boscoso, con una piccola area aperta attorno alla cima, che offre però grandi viste, quando le condizioni lo consentano: il mare, fino alla costa della Versilia, le Alpi Apuane e il crinale Parmense, buona parte dei monti liguri, fino al monte Lesima. L’accesso dal passo della Cappelletta è relativamente breve e facile. Le salite, invece, dal versante sud, sono escursioni più lunghe, con dislivelli impegnativi, e anche per sentieri remoti e non segnalati. Il valico della Foce dei Tre Confini, che segna il limite est del Gottero, è un posto suggestivo, per il ricordo storico del confine tra la repubblica di Genova (poi regno di Sardegna), il ducato di Parma ed il granducato di Toscana.
I monti della media valle di Vara
Il versante sud della media valle di Vara è rappresentato dal crinale costiero, fino alle Cinque Terre, alle porte delle colline che circondano il golfo della Spezia. Trovate qualche notizia su questi luoghi nelle pagine sulla costa di Levante.
Qui invece faccio un cenno al crinale che delimita a nord la media valle di Vara. Discende progressivamente, un po’ boscoso e un po’ aperto, percorso in gran parte da piste, con alcuni rilevi che ancora di alzano. Tra questi i monti Fiorito e Civolaro, sono interessanti e panoramici, con i loro pascoli e le viste aperte sulla Lunigiana e l’alto crinale parmense e reggiano.
La zona tra Pieve di Zignago e Suvero è forse particolarmente interessante. Sia per le zone archeologiche, che però non sono molto fruibili, che per la ricomparsa dei rilievi vulcanici di monte Dragnone, con la chiesetta sulla cima e monte Castellaro, con i resti di insediamenti preistorici e medievali.