ACQUA IN ESCURSIONE

borracce, fontane, plastica, sostenibilità, sicurezza e altro

3 luglio 2023

Introduzione

La borraccia, nella prima figura, è diventata quasi uno dei simboli immancabili di etica della sostenibilità… Con relativo proliferare delle offerte commerciali più svariate. Ma non mi fermo su questo.

Già nella mia introduzione generale sull’escursionismo ho introdotto l’argomento dell’acqua e simili. Quindi un po’ mi ripeto, ma cerco di evidenziare qualcosa di specifico legato all’argomento del momento, cioè la “sostenibilità”.

Nella seconda figura, ci sono l’acqua santa e il diavolo: la borraccia e la bottiglia di plastica.

Nella terza, un cinghiale morto, ai piedi di una cascatella, proprio dentro un fresco ruscello di montagna.

Allora… La sollecitazione che arriva, nel nome della sostenibilità, è di possedere borraccia e riempirla a fonti di acqua locali, anzichè usare acqua commerciale in bottiglie di plastica. Vediamo un bilancio grossolano.

Acqua in bottiglia di plastica. Viene captata da qualche sorgente data in concessione. Messa in bottiglia: quindi c’è il materiale e l’energia per produrre la bottiglia. Trasportata spesso a molte centinaia di chilometri di distanza, senza contare i va e vieni della distribuzione: quindi c’è l’energia dei trasporti. Poi le bottiglie vuote vanno messe da qualche parte: lasciamo perdere il caso, ancora diffuso, in cui vengano buttate nell’ambiente; in ogni caso, possono essere riusate in giornata o poco più, poi finiscono nella raccolta plastica; hanno quindi vita molto breve e bisogna produrne altre.

Acqua di sorgente e borraccia. L’acqua di sorgente è tipicamente a chilometro zero. Anche se presa dal rubinetto di casa, l’acqua comunque viaggia con noi solo fino ai luoghi dell’escursione, e in quantità limitata. Le borracce hanno un costo energetico per la loro produzione, ma hanno vita più lunga delle bottiglie. Quando vengono buttate, sono però poco riciclabili.
Nel complesso, anche così a spanne, come impatto ambientale non c’è storia, tra acqua in borraccia o in bottiglia di plastica, anche senza entrare nel discorso della plastica nell’ambiente.

Allora la domanda è: come mai se ne parli ancora, dato che sembra tutto così semplice. Come in altri casi, è forse anche questione di abitudini, praticità, e anche di qualche problema sottovalutato.

La situazione

Le abitudini sono lente da cambiare, ma ci se la può fare; quindi mi fermo qui.

Veniamo ai problemi sottovalutati e riprendiamo il cinghiale morto, che è chiaramente una, per quanto realistica, estremizzazione. Ma di fatto, quando dobbiamo dire a persone: “prendiamo l’acqua qui”, la certezza che l’acqua sia realmente sicura non c’è quasi mai. Le fontane o sorgenti in cui sia scritto esplicitamente che l’acqua sia potabile, o meno, sono pochissime.

Le fontane dentro i paesi, che sono servite per decenni alla popolazione, dovrebbero essere sicure. Ma la certezza non c’è.

La suggestione delle fontane di paese ancora si mantiene

Le fonti in giro per le montagne stanno pian piano scomparendo; erano state costruite dai locali, con le opere di intercettazione, convogliamento e uscita dell’acqua; poi mantenute nel tempo, perchè servivano alla gente e al bestiame. Venuta meno la manutenzione, piano piano l’acqua si perde e non esce più; a parte quindi i cambiamenti climatici: altro argomento che tengo ben lontano. In ogni caso, la certezza della sicurezza dell’acqua di queste fonti è ancora più aleatoria, rispetto a quella delle fontane di paese.

Un abbeveratoio, che ormai non riceve più acqua

Qui invece l’acqua c’era ancora, ma durerà ?

Infine, le acque libere di superficie. E’ bellissimo pensare di prendere acqua al torrente. In questo caso, tuttavia, come “insegna il cinghiale”, anche fatti contingenti possono rendere la cosa molto imprudente.    

Quindi, il consiglio più ragionevole, in molti casi, sarebbe: “se non fossimo sicuri di cosa potremmo trovare, portiamo tutta l’acqua che ci serve da casa”.

Come ultimo punto, la praticità.

Con i presupposti sopra, la praticità di buttare una o due bottiglie nello zaino può essere attrattiva.

Per quanto mi riguarda, ho poi un “problema”; ho bisogno di molti liquidi. In certe escursioni “toste” ne ho consumati anche 6-7 litri in un giorno; 4 sono un valore abbastanza frequente. Portarmi queste quantità in borraccia aggiungerebbe un volume abbastanza improbabile; per cui, confesso, la bottiglia di plastica è molto attraente anche per me, in  questi casi.

La borraccia va poi tenuta pulita, ed è un lavoro. Soprattutto quando, oltre che per l’acqua, le usiamo anche per altri liquidi bevibili. Altrimenti puzza e dopo poco è da buttare: questo vale soprattutto per quelle fatte… di plastica; e qui mi fermo di nuovo.

Vecchi punti d’acqua, vicino a piccoli centri abitati. Ormai in disuso, una volta erano l’unica risorsa di acqua per i locali

Per fare ora una sintesi

– Tutti sono benvenuti, anche quelli che hanno bottiglie di plastica; cambiare le abitudini richiede tempo e impegno. Tentare di farlo con approcci integralisti può anche indurre il sospetto che si tratti di “green washing” a favore di qualche altro interesse e generare giustificato effetto contrario. Intanto collochiamo bene le nostre bottiglie di plastica esaurite.

– Sarebbe molto importante cominciare a classificare la sicurezza di fontane e sorgenti; e questo non è certo un compito per escursionisti o guide, ma per enti territoriali di vario tipo; sarebbe anche un modo molto elegante ed utile per dedicare un po’ di denaro alla promozione, nel lungo termine, allo stesso tempo di sostenibilità e conservazione.

– Intanto però qualcosa si può fare. L’acqua ha una storia. Le fontane di paese fanno parte della vita dei luoghi; spesso sono delle opere di arte semplice; sollecitano l’osservazione e i pensieri. Lo stesso vale per le fonti di montagna e gli abbeveratoi; sembra che siano sempre esistiti, ma sono stati costruiti e mantenuti; hanno una storia da raccontare. Il fascino di queste cose può anche essere uno stimolo ad includere l’uso delle fonti locali, se sicure, nelle nostre esperienze escursionistiche. Magari, con un maggior numero di persone in grado di leggere queste storie, la domanda sullo scopo di dedicare energie e risorse per mantenere queste opere, e sapere se l’acqua sia sicura, potrebbe trovare una risposta spontanea e positiva.

Nelle fonti di paese l’acqua è spesso anche celebrata

Come è possibile non  amare una fontana come questa ?

Ancora, l’accoglienza della fontana e lavatoio, un tempo al centro della vita di paese

Finale

Per finire, metto due piccoli contributi, che non rispondono però alla domanda di sicurezza dell’acqua, quando non sia certificata:

– un link al sito fontanelle.org, che indica molte fontane segnalate o censite.

– nelle mappe di Open street map, soprattutto nei paesi, è possibile trovare anche il simbolino del rubinetto e bicchiere, che dovrebbe indicare punti di acqua utilizzabile.

La verifica di queste cose per le proprie zone, magari anche chiedendo sul posto, può aiutare a dare un contributo a rifornirsi di acqua in loco.

Ciao a tutti.