E’ possibile un nuovo ambientalismo ?

Nuovo ambientalismo: riflessioni

(Nuovo ambientalismo, evidenze, vaccino Astra Zeneca)

29 marzo 2021

Vediamo, prima di tutto, come stanno insieme le tre cose nel titolo.

1. Nuovo ambientalismo

E’ il soggetto principale. Non amo molto le parole che finiscono in -ismo. Ma di questo si tratta, cioè l’attenzione ai problemi dell’ambiente. Questa attenzione adesso sembra vecchia, consunta, soggetta a diventare, o già diventata, stereotipo, uno dei tanti -ismi, appunto.

2. Evidenza

Non bisogna fraintendere. L’evidenza non è dimostrazione, non è asserzione di assoluto. E’ una cosa visibile, o avvertibile, anche senza informazione pregressa. A volte può essere anche un sintomo. E’ comunque un punto realistico da cui partire per porsi domande, impostare ricerche, e che può intanto suggerire come comportarsi, in attesa che le domande abbiano risposta.

3. Vaccino Astra Zeneca

Questo è solo un esempio, se vogliamo strumentale, visto il momento e visto che se ne parla tanto. Non c’entra con l’ambientalismo, avrebbe potuto essere un esempio diverso; ma, appunto, serve per generalizzare.  

1. Nuovo ambientalismo

Sembra quasi che non ci sia più bisogno di movimenti che si occupino di ambiente. Sembra che la conoscenza e la coscienza dei problemi ambientali sia così diffusa da rendere la loro soluzione un viaggio in autostrada, senza ostacoli. Tutti ne parlano.

Ormai l’ambientalismo si è istituzionalizzato. Quindi, dovrebbero essere rimosse anche eventuali resistenze burocratiche, legislative, normative e, perchè no, finanziarie.

Anche le grandi associazioni ambientaliste sono ormai istituzionalizzate. Molte associazioni, non ambientaliste come scopo primario, ma contigue, come molte operanti nell’ambito dell’escursionismo, fanno ormai dell’ambientalismo una loro bandiera.

Resta il dubbio che tutto questo, questa apparente unità di vedute ed istituzionalizzazione, sia cosa realmente  positiva.

Date le premesse di questo post, immagino che sia chiaro come in questo breve testo non possa esserci risposta.

Diciamo che c’è una prima evidenza; come scritto sopra e come vedete sotto, l’evidenza non dimostra niente, ma suggerisce considerazioni e, forse, azioni. Il vecchio ambientalismo, quello più o meno spontaneo, anche più o meno ideologizzato, non c’è più. L’ambientalismo istituzionalizzato è già anche lui un po’ vecchio. Possiamo quindi rinunciare ad un nuovo ambientalismo ? Ci sono le condizioni percè nasca e si affermi ?

2. Evidenze

Questo sarebbe discorso lunghissimo. Quindi lo sviluppo con alcuni esempi, cominciando con uno che non c’entra, ma indica come gli sviluppi di un’evidenza possano essere diversi, anche a seconda del contesto e della sensibilità individuale.

Entra acqua dal tetto e l’infiltrazione rovina l’intonaco. Questa è un’evidenza.

E’ colpa dei tecnici che sono andati sul tetto a riparare l’antenna del vicino. E’ colpa del vento che ha sollevato le tegole. E’ colpa dell’età del tetto. Deve riparare il vicino. Deve riparare il condominio. Queste sono problematiche legate all’evidenza, che possono anche non risolversi subito.

Metto un secchio sotto la goccia che cade nella soffitta e lo vuoto ogni tanto, così almeno non mi entra acqua in casa. Non metto niente, così mi si rovina il soffitto e posso più facilmente fare causa al condominio. Queste sono possibili azioni immediate, che non risolvono il problema, ma sono comunque dettate da quanto suggerito dall’evidenza.

In sistemi più complessi, non è detto che i problemi indicati da un’evidenza abbiano soluzioni tecniche già disponibili. Possono richiedere informazione aggiuntiva, quindi ricerca. L’evidenza, infatti, è anche la base per quella ricerca, detta “qualitativa” che è stata via via trascurata, ma che rappresenta invece il fondamento dello schema: “formulazione di ipotesi, esperimento, validazione”, su cui si innesta la ricerca cosiddetta obiettiva e quantitativa. Senza ipotesi adeguate, spesso generate da evidenza,  da sottoporre a verifica, non si va da nessuna parte. Nel frattempo, può essere necessaria qualche azione. Vediamo ora solo qualche esempio, tra i tanti possibili, pertinente all’ambiente. Le “azioni” sono solo esempi.

Evidenza 2a. Spazzatura

Nelle foto, vedete spazzatura abbandonata. E’ foto recentissima. E’ roba che ritorna, sempre di più, dopo un periodo in cui se ne vedeva di meno. Questa è l’evidenza.

Da cosa dipende? Dai nuovi sistemi di raccolta, che hanno tolto i contenitori dalle strade? Da maggiore maleducazione ? E’ un comportamento che riguarda tutti, una maggioranza o una  minoranza ?  Per rispondere a questo sono necessarie indagini di tipo tecnico e anche sociale.

E’ comunque cosa che ci sta bene, o è da evitare ? Cosa possiamo fare subito? Lasciare correre. Mandare in giro squadre a pulire. Cercare di reprimere gli sporcaccioni. Queste sono azioni immediate, basate sull’evidenza, che possiamo fare in base a scelte politiche, subito, a prescindere dall’analisi dei motivi.

Capito quindi il meccanismo, e come può c’entrare un nuovo ambientalismo, non istituzionalizzato ? Ma lo vediamo dopo.     

Rifiuti, foto proprio di questi giorni

Nel punto di transito e sosta di ciclisti

Ma anche gli escursionisti non scherzano

Evidenza 2b. Erosione e impianti sportivi in quota

E’ problema annoso e ricorrente. Se ne parla ora, come da cinquant’anni.

Le foto, anche se riguardano zone specifiche, non vogliono denunciare nessuna caso particolare, dato che situazioni analoghe si trovano dovunque; e infatti non nomino i luoghi, che potranno anche essere conosciuti.  

Evidenza. La presenza di impianti di risalita in quota di per sè causa asportazione del suolo. Poi aumenta l’uso del territorio e il numero di persone, con effetti che si estendono anche alle immediate vicinanze.

Conseguenze. Sappiamo esattamente quanto queste cose impattino globalmente sull’erosione e sui deflussi ? Sappiamo quanto costerebbe un ripristino ? Sono proprio chiari i costi di realizzazione di cose di questo genere e su chi gravano ?  La gente, è sensibile a queste problematiche o ha altre priorità?  Questi sono alcuni tra i possibili quesiti aperti dall’evidenza.

Azioni immediate, in attesa di risposte. Non realizzare nuovi impianti. Limitare gli accessi. Avere un po’ più di fantasia nell’uso delle risorse pubbliche. Non curarsene e fare girare più soldi possibile.

 

Nelle immagini: campionario di zone con impianti di risalita in quota, in Appennino settentrionale,  da Google e da terra

Evidenza 2c. Nuove attività sul territorio

Tutte le attività hanno un impatto, anche l’andare a piedi.

Ne uso però una specifica come esempio, dato che ora va per la maggiore e sembra solo positiva: la bicicletta in ambienti naturali. Premetto che la uso anch’io, quindi dovrei essere al di sopra di sospetti.

Anche migliaia di escursionisti a piedi generano erosione

Le bici ormai sono dappertutto

Evidenza. Le bici scavano i sentieri: in certi luoghi il continuo passaggio ha causato fenomeni imponenti grandi vie d’acqua per l’acqua, che alimentano l’erosione.

Conseguenze. Le domande sono simili a quelle viste sopra. Se ne possono aggiungere altre. Gli amministratori, anche di aree protette, che promuovono senza esitazione queste attività, sono al corrente di questi problemi ?

Azioni immediate. Classificazione dei sentieri per la percorribilità in bici. Promozione uso di piste forestali, anzichè dei sentieri. Limitazioni di uso in relazione alle condizioni. Misure di sanzioni e educazione.

Nelle immagini: vedute da Google e da terra di vie scavate dalle bici

Evidenza 2d. L’uso dei boschi

Aspetto estremamente difficile. Quando partecipo a riunioni tecniche sento i discorsi di 40 anni fa. Ma alcune evidenze, intanto, si sono sviluppate.

Evidenza d1. Gli alberi dei cedui invecchiati hanno struttura fragile e tendono a crollare.

Evidenza d2. Le potenze meccaniche ora disponibili consentono di aprire piste di esbosco temporanee velocemente, anche lungo le linee di massima pendenza. In queste piste però si innesca erosione.  

Evidenza d3. I tagli sono effettuati speso da maestranze esterne, poco attente alla qualità del lavoro.

Conseguenze. Ho osato addentrami in questo terreno e rischio di non uscirne. Comunque, per punti. Come gestire i cedui invecchiati ?  L’attuale accumulo di biomassa avvenuta in oltre 60 anni, giustifica l’ottimismo per un riuso massiccio dei cedui ? La struttura e gli incrementi dei nostri boschi, che una volta erano usati a turni brevi per usi locali e in modo poco invasivo, è compatibile con gli attuali mezzi di sfruttamento? Come conciliare i mutati interessi dei proprietari con gestione a medio-lungo termine ? E tante altre cose.

Azioni immediate. Non curarsene: gli interessi in gioco sono legittimi e la natura poi provvederà. Diminuire l’enfasi sulla sostenibilità a lungo termine degli usi energetici dei cedui, in attesa di risposte. Non consentire l’apertura di piste di esbosco lungo linee di massima pendenza, in trincea, senza protezioni.

3. Vaccino Astra Zeneca

Come ho anticipato, questo è solo un esempio che, apparentemente non c’entra niente. Però, è attuale, visto che ancora se ne parla. Cosa è successo ?

Evidenza. Ci sono stati alcuni casi di trombosi in soggetti vaccinati. Vedete: è evidenza, senza nessun rapporto di causa effetto.

Cause. Non sono ancora conosciute, ci vorrà tempo.

Azioni. Quelle possibili sarebbero state: a) non facciamo niente, tanto l’incidenza è bassissima. b) prendiamo misure cautelative. E’ stata scelta la seconda, per motivi politici:  cioè una scelta, basata sull’evidenza, che ha comportato responsabilità da parte di chi l’ha presa. Giusta o sbagliata ? Possibili altre congetture, rivalità tra case farmaceutiche ? Non importa, intanto è stata scelta basata su evidenza.

Conclusioni

L’evidenza quindi non è certezza, spiegazione e, tanto meno, dogma. Le evidenze sono segni chiari, che aprono interrogativi, non li risolvono. Ma, nel contempo, possono suggerire di intraprendere azioni, che ricadono sempre nella responsabilità individuale.

Quale quindi può essere il ruolo di un nuovo ambientalismo, non istituzionalizzato ? Un ruolo politico, che sia in grado di accorgersi delle evidenze e segnalarle. Quindi, un ruolo di responsabilità, che non ha risposte, che non possono esserci in tempi brevi, ma che si assuma l’onere di scelte, tra alternative possibili. Che sappia leggere i sintomi, usare le evidenze, senza elevarle a certezze o dogmi.

Un ambientalismo, quindi, che non può essere istituzionalizzato, perchè le istituzioni sono quelle che le scelte poi le fanno e devono ricevere i pareri di tutti.

Orientarsi verso certe scelte immediate può non essere facile. Pensate ad esempio all’aspetto sanzionatorio. Soprattutto in questo periodo in cui le forze dell’ordine sono già in bilico, e spesso agiscono con equilibrio, tra repressione e comprensione verso legittime aspirazioni della gente.

E poi, proporre di fare cose che non si possono fare direttamente è il modo migliore per rischiare di combinare poco. Quindi dire di fare multe o vietare questo e quello può essere inefficace, semplicemente perchè non può essere fatto direttamente. Riconoscere e segnalare l’evidenza, invece sì.

Ma può esistere questo nuovo ambientalismo? Per potere influire sulle scelte, anche a breve, basate sull’evidenza, quindi di effetto immediato, deve avere una base solida, in grado di competere con forze bene attrezzate. A guardare i cumuli di spazzatura, l’uso consumistico dell’ambiente, o il comportamento di molti, anche escursionisti, qualche dubbio viene.

Pertanto, può quindi darsi che, per gli obiettivi immediati, sia necessario agire un po’ in difesa. Possiamo sì partecipare a qualche petizione, nell’insieme delle associazioni più o meno istituzionalizzate. Ma porre come obiettivo a medio termine il recupero di una nuova coscienza ambientale, anche reindirizzando certe priorità che al momento, sembrano prevalenti e pervadono anche le istituzioni.